Maggio
Porta la croce
“Oh, la croce!” scrive Sertillanges, “la croce carica d’amore, grondante del sangue glorioso e inondata di luce celeste, quale talismano per i dolori, quale appoggio per le forze umane che declinano, quale gloria per la nostra umanità! La piccola terra è più grande di tutti gli astri, se in essa sola è stato piantato quello che Paolo Claudel chiama l’Eden della croce, se su di essa sola s’innalza l’ostia e il calice, ove l’amore e il sangue cantano ancora e sempre la Divinità”.
La croce è il più grande mistero dell’amore di Dio per noi. Amore che s’immola per la salvezza di tutti, perché rende Gesù vittima espiatrice per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (I Gv 2,2).
Questo pensiero dovrebbe rendercela amabile e desiderabile, ma purtroppo, tolti i santi, tutti la fuggiamo, perché ci mette paura. Come son pochi, infatti, quelli che l’amano!
“Tutti vogliono godere con Cristo, ma pochi son disposti a soffrire qualcosa per Lui, andando dietro all’ignominia della croce” (Im II. XI, 1). E sì che le parole di Gesù son chiare e precise, e non ammettono arbitrarie interpretazioni o facili compromessi. “Chi vuol venirmi dietro”, Egli dice: “rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). E S. Paolo afferma: “Quelli che son di Cristo, han crocifisso la carne con le sue passioni e concupiscenze” (Gal 5,24).
Per quanto la si fugga, nessuno può sottrarvisi. Ciascuno ha la sua croce, proporzionata al proprio passo e al proprio cuore, e, voglia o no, deve necessariamente portarla.
Essa è la grande maestra della vita, la quale svelo noi a noi stessi. Nessuno si conosce finché non ha sofferto. Il dolore è come la notte che rivela gli astri: vediamo meglio il divino, e vediamo noi stessi con maggiore rettitudine e con sincerità vera.
Come l’oro si prova nel fuoco, così gli uomini si conoscono nella tribolazione. È nel crogiolo delle avversità che Dio conosce e sceglie le anime. Un uomo, poi, vale secondo come reagisce alla tribolazione. Colpite un bronzo con un guanto, non darà alcun suono; colpitelo con un martello e lo udrete squillare.
La virtù, nel riposo, sembra dormire come il bronzo immobile; essa si cela come la luce velata, ma nella tribolazione risuona armoniosamente, e rifulge come un’aureola.
Bisogna soffrire per offrire. Più si sopporta, più si può.
Se Cristo avesse cancellato dal mondo il dolore, avrebbe tolto la gemma più bella alla corona della speranza, perché la nostra beatitudine nasce dalla croce accettata e amata.
Perciò la Chiesa c’invita a salutarla: “O Crux, ave, spes unica!”
Perciò i santi l’han sempre amata, desiderata, cercata, sollecitata, amorosamente abbracciata.
Uno di questi è stato il Padre Giacomo.
Il costante pensiero della passione di Gesù commoveva il suo cuore sensibilissimo e lo rapiva come in estasi. Servo della croce, egli si conformò in tutto al Crocifisso, trasmutando la sua vita in una continua salita al Calvario e in una perenne crocifissione.
Da quel grande e vero maestro di spirito qual era, seppe indicare ai suoi primi figlioli spirituali, e ora mostra a noi, la sola e insostituibile via maestra che conduce al cielo: l’amore alla Croce e ai patimenti.
Questi suoi saggi insegnamenti, mentre scolpiscono la cara e amabile figura di Lui, costituiscono la migliore eredità per noi, poiché egli può ben ripetere con San Paolo: “In mezzo a voi, ho preferito di non sapere altro che Gesù Cristo, e questo crocifisso (1 Cor 2,2), col quale sono stato sempre confitto in croce (Gal 2,19); e pertanto lungi da me il gloriarmi d’altro che della croce del Signore nostro Gesù Cristo, per la quale il mondo è stato per me crocifisso, e io per il mondo” (Gal 6,14).
Leggi attentamente e medita
– 1 –
Il Signore ci vuole con Lui sulla Croce. Se ne avremo il coraggio e lo spirito, fortunati noi!
Non mirare il peso e la stanchezza della tua carne. Va avanti, con pienezza d’animo e di coraggio, e ricorda che la Croce porta al cielo!
– 2 –
Si, figliolo, ricorda che la croce porta al cielo, e chi si gloria di essa, sarà per essa glorificato.
È sulla croce che il Figliolo di Dio glorifica il Suo Eterno Padre, salva l’umanità decaduta, sposa le Sue anime predilette. In essa dobbiamo vedere il vessillo delle nostre vittorie, l’ancora della nostra salvezza, il talamo delle nostre nozze con l’Agnello immacolato.
– 3 –
Se il talamo nuziale è la croce, se l’amore si alimenta di sofferenza, perché ti scoraggi e t’affliggi? … perché, mentre mostri di capire che l’amore sta nel patire, te ne addolori?
– 4 –
Chi non ama la croce non sa, né saprà mai, cosa vuol dire amore. Lo cercherà vanamente fuori di essa, ma resterà follemente deluso e ingannato. Per questo i santi hanno detto: O Patire o morire! e si sono spinti anche oltre aggiungendo: Patire e non morire!
Non senti tu il desiderio di patire e morire per il nostro Gesù? …
– 5 –
Guarda Gesù, che pende dalla croce per la salute delle anime, senti la sete ardentissima, cha ha per le stesse, e supera ogni ostacolo per cooperarti e salvarle …
Quando consumerai la vita per sì santo fine, avrai fatto il migliore affare, e sarai sicuro della vita eterna.
– 6 –
Non v’è dubbio che, impegnato in tale missione, avrai molte amarezze e ti attirerai molte persecuzioni.
Vorresti forse incontrare una sorte diversa di quella toccata a Gesù Cristo, vita nostra? .
– 7 –
Però, se è vero che Egli è crocifisso da coloro che veniva a redimere, è anche vero che, morendo, vinceva la morte, e umiliato e percosso dai Suoi nemici, nella Sua stessa umiliazione ne riportava vittorioso trionfo.
– 8 –
Coraggio! Dunque; tempra il tuo cuore all’ardente carità di Gesù Cristo, e non temere mai i travagli e le pene, che si possono incontrare nel cercare la gloria di Dio. In queste stesse pene, in queste umiliazioni, in cui sembra essere tutto distrutto, proprio in queste, è il trionfo della carità e l’onore della gloria di Dio.
– 9 –
Chi va a scuola del Crocefisso, apprender deve che si vive morendo e si vince perdendo.
Quando sarà divenuto maestro in questa strategia divina, allora, con la grazia del Signore, sarà fatto degno di sostenere e di vincere le battaglie della maggior gloria di Dio.
– 10 –
Tu dici che perdi la tranquillità quando le cose ti vanno male. Ora io ti dico che questi sono i momenti più favorevoli al tuo spirito, per l’acquisto della virtù.
– 11 –
Infatti, contraddicendo con l’aiuto della grazia di Dio le tue tendenze, e abbracciando con piena abnegazione e amore quello che più ti spiace, capirai ben presto che qui momenti, quelle circostanze, quelle date occasioni, lungi dall’esserti contrari, sono più favorevoli per il tuo vero bene, per la tua temporale ed eterna felicità, perché ti spogliano di te stesso, e ti fanno degno di possedere e unisti a Gesù Cristo, vita tua.
– 12 –
Ardiresti tu chiamare contraria l’occasione che ti dà il bene di unirti al tuo eterno Amore? … Non vorresti invece incontrarne una ogni momento e cono ogni avidità, per stare sempre unito al tuo vero Bene?
– 13 –
Guarda Gesù Crocefisso, e capirai facilmente come la salute stia in ciò: nella contrarietà e nella croce. Poiché la tua regola è la Sua vita, il tuo gusto dev’essere quello stesso di Lui.
– 14 –
L’ultima parola proferita da Gesù, sulla croce, fu questa: Consummatum est! Tutto è compiuto! Ora devi sapere che, nel testo originale ebraico, questa frase è scritta col punto interrogativo: Consummatum est? Val quanto dire che Gesù, in quel momento in cui vedeva finire il Suo patire, ne aveva pena, perché, nel Suo divin Cuore, c’era tanto desiderio di dar soddisfazione al Suo Padre, e tanto amore per le anime nostre, che tutti quei terribili patimenti gli sembravano pochi, ed era come sorpreso e addolorato nel vederli finire così presto.
– 15 –
Cosa cerchi quando, fuggendo dalle umiliazioni, dai disprezzi, dalle calunnie e dalle sofferenze, vai in traccia di conforti e di consolazioni? …
Ah! non ti succeda mai un tale errore, un tale sbaglio! … Senza saperlo, ti allontani dal tuo Amore, dal tuo Bene, dallo Sposo dell’anima tua, dal tuo vero e unico amante e, per conseguenza, dalla tua vera felicità.
– 16 –
Se vuoi trovare davvero il tuo Gesù, in questa vita, cercalo per tutti i luoghi … Dalla grotta che lo vide nascere, al Calvario che lo vide morire, non passò che per un continuo soffrire … Se vuoi dunque trovarlo, cercalo nel patire.
– 17 –
Fortunate le anime che vivono all’ombra della croce! Essa è il più grande conforto della vita e l’unica via che conduce al cielo. Abbi coraggio nell’abbracciarla, tanto più, quanto più ti sarà dato di partecipare agli strazi e alle desolazioni del nostro amato Gesù.
– 18 –
Quando arriverai a capire le pene del Cuore divino per giungere fino a te, a te che gli sei nemico, a te che tante volte hai meritato l’abbandono e l’inferno, certamente non cesserai di desiderare di patire per Suo amore; e allora ogni patire ti farà godere, ogni tortura ti sarà soave, e troverai immenso gaudio in tutto ciò che ti angustia.
– 19 –
Qual patire più forte di non sentire amore al patire?
Il gusto nei patimenti, mentre da un canto invoglia l’anima a patire, dall’altro rende il patire dolce e desiderabile, anche alle anime deboli e incipienti. Quando poi il Signore guarisce la volontà e le conforta con le sode virtù, allora bisogna che l’anima cominci a desiderare di patire senza conforto, per solo amore della volontà di Dio.
– 20 –
Una sola cosa offre di buono questa bassa e misera vita: patire per amore di Dio. Questo è tanto più utile all’anima quanto più si patisce senza conforto.
Fortunati coloro che si sono formati a tal gusto! Essi godranno in anticipo le gioie del cielo, come potranno godersi da poveri viatori, per averne poi la pienezza, da comprensori, nell’eterno soggiorno.
– 21 –
Tu, figliolo, devi stare tanto più lieto, quanto più puoi patire per Gesù. (non parlo solamente dei patimenti del corpo, ma anche dei patimenti dell’anima). Allora riconoscerai che, anche quando questa sola relazione di patimenti e desolazioni sarà quella che Dio vuole accordarti, per stare in rapporto con Lui, questo stesso dev’essere per te una grande fortuna.
– 22 –
Ricorda che non v’è conquista senza rinunzia, né libertà senza crocefissione. Se tu porti volentieri la croce, essa porterà te; se la fuggi, diverrà più lunga e pesante.
Un’anima si educa alla scuola del sacrificio, non esiterà punto d’incontrare il martirio più crudele (ammessa sempre la grazia del Signore), anzi lo incontrerà con maggiore prontezza e coraggio, perché troverà in esso la certezza di piacere a Dio, e di eccitare la Fede del popolo, spettatore delle sue strazianti torture.
– 23 –
Sento il bisogno di patire e morire per il nostro Gesù, e vorrei che il vostro cuore bruciasse dello stesso amore, perché la nostra vita sia tutta trasfusa in Gesù Cristo.
Misero chi non l’ama!
Se la grand’ora il chiama
Mai più non l’amerà.
– 24 –
La nostra vita, come dice il Profeta, può paragonarsi a un sol giorno: a vespro pianto, a mattutino letizia.
Breve è il patire, eterno il godere.
Fortunati noi! Se patiremo con Gesù, perché saremo glorificati con Lui.
L’amore di Gesù rende soave il patire, e il gaudio eterno non mancherà alle anime fedeli.
– 25 –
Il buon Gesù mostra in ogni maniera che ci vuole Suoi seguaci, e permette che la nostra debolezza si fortifichi all’ombra della croce, ove solamente troveremo salute.
All’ombra della croce del nostro Gesù crescono i gigli, le rose, le umili viole e tutti i bei fiori di cui si riveste il bel campo della Chiesa, e olezza l’orto chiuso del nostro Salvatore.
– 26 –
Sia puro in noi il sentimento di soffrire per amor di Gesù, e servano le nostre sofferenze per generare nei cuori di tutti la carità, come il sangue dei martiri serviva per dilatare la fede in tutto il mondo.
– 27 –
Le vere delizie sono con Dio, e non si raggiungono che per la via della croce.
Quando i figlioli di Zebedeo, per mezzo della madre, chiesero a Gesù di poter sedere accanto a Lui, nel Suo regno, Gesù disse: “Potete bere il calice che io sono per bere?”.
Quando i tre fortunati testimoni della Trasfigurazione, nell’estasi del godimento, chiesero di potere eleggere sul Tabor la loro abitazione, furono spaventati da una tremenda voce, che impose loro di seguire Gesù e di ubbidirlo.
E quando Pietro, informato della passione e morte del Suo divino Maestro, si avvicinò a Lui e, nella tenerezza dell’affetto umano, l’esortò vivamente a volerla evitare, Gesù, riprendendolo per questo suo falso affetto, come scandaloso e provo della sapienza di Dio, lo cacciò come Satana. Fu in tale circostanza, che Gesù disse ai discepoli: “Chi vuol venire dietro a me. Rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua!”.
– 28 –
Il demonio, col gusto e col piacere, c’inganna per gettarci perdutamente nell’inferno; ma Gesù, con la croce e i patimenti, ci ricolma di gioia e ci porta al Paradiso.
– 29 –
È Satana che sconsiglia la croce; e non possiede la sapienza di Dio chi la fugge …
Spogliamoci di tutte le cose nostre, anche di noi stessi e, con la croce sulle spalle, calchiamo le orme insanguinate di Gesù Cristo … amiamo la croce e ripariamoci alla sua ombra. Essa esprime nello stesso tempo la sapienza di Dio, la Sua potenza, il Suo impero, la Sua gloria, ed è lo stemma di ogni bene.
Viva la croce nei nostri cuori!
– 30 –
Salire il Calvario, seguire Gesù nel cammino della croce, non è delle anime deboli, che mettono i loro affetti nelle creature e nelle cose terrene. Esse, a questa prova, non reggeranno; verranno meno per via e si perderanno nella moltitudine.
– 31 –
Coraggio! dunque; la croce porta al cielo! Risolvi di abbracciarla con amore e riuscirai a tutto. Però, prima comincia a rinnegare te stesso e a viver di Fede nella santa e adorabile volontà di Dio. Questa è la via sicura e il segreto della perfezione cristiana.
L’anima, che l’avrà capito e raggiunto, incontrerà il Paradiso in terra, perché sarà sempre in pace, e sempre unita al suo Dio, in qualunque stato si trova. Essa, nei momenti più dolorosi, dirà col Profeta: “In pace amaritudo mea amarissima”.