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Marzo

Vivi di fede

La Fede non è frutto d’evidenza scientifica, ma dono soprannaturale gratuito, infuso da Dio nell’anima. Si crede ciò che non si conosce né si comprende: chi conosce o comprende non crede; ma sa. Essa è l’assenso alla parola di Dio, accompagnato dalla confidenza, dall’abbandono e dall’amore; è l’adesione libera e illuminata alla divina volontà: libera, perché l’uomo può rifiutarsi di credere; illuminata, perché non crede senza ragioni e senza l’intima convinzione che Dio ha parlato.

Nell’atto di Fede, l’intelletto si contenta di conoscere Dio, amandolo e accettando quanto Egli afferma di Se stesso. Questo consenso si basa sul presupposto che la nostra ragione non può dirci nulla della vita intima di Dio, infinito nell’essenza e negli attributi, il quale può rivelarsi con assoluta certezza, nel modo che a Lui piace, e può confermare, con segni esterni, questa Sua rivelazione. Perciò l’Apostolo chiama la Fede: “Fondamento delle cose sperate, dimostrazione di quelle che non si vedono” (Eb 11,1).

Padre Giacomo ebbe da Dio questo dono sublime e incomparabile, e vi corrispose umilmente con l’adesione totale dell’intelletto e della volontà, e con l’amore ardente del suo cuore, che lo rese oltremodo operante.

La sua era la fede sicura del bambino, che crede al padre che ama, e aveva tutta la freschezza e la semplicità dell’innocenza.

Monsignor Turano diceva di lui: “Giacomo è pieno di Spirito Santo!” Dio, infatti, lo possedeva tutto e abitava nell’anima di Lui, che era come un santuario, perennemente parato a festa, risplendente di luce e olezzante profumo d’incenso.

Il buon Servo di Dio avrebbe voluto che tutti avessero la sua Fede, e vedessero, in ogni Povero, Gesù; perciò, sospinto dalla carità, istituì il “Boccone del Povero”, perché “ridestasse la Fede dei primi credenti”.

La veneranda Maestra delle Novizie, Madre Mattia Ligotti, cresciuta alla scuola e sotto la guida del santo Fondatore, mi ha spesso narrato che il caro Padre, il quale andava sempre grave e raccolto e tutto assorto in Dio, incontrando per le scale del Conventino di San Marco qualche Suora, rispondeva modestamente al saluto rivoltogli; indi, come se ripigliasse un discorso momentaneamente interrotto e fatto a se stesso, gli occhi socchiusi, le mani giunte e muovendo leggermente il capo, in atto d’assenso, esclamava: “Il giusto vive di Fede!… il giusto vive di Fede!…”

Ho anche saputo che il Servo di Dio, istituitasi la Comunità dei Padri Missionari, dettò ogni mattina la meditazione su “Lo spirito di Fede”, per oltre due mesi, e avrebbe continuato ancora sullo stesso argomento, con grande edificazione di tutti, se il Signore non lo avesse chiamato a Sé per svelargli, in premio della di lui Fede, il Suo volto divino e la Sua gloria.

– 1 –

Se vuoi partecipare alla vita di rigenerazione, che ci è stata portata da Gesù Cristo, vita nostra, bisogna che tu viva la vita di Fede, per acquistar la quale basta esser veramente cristiani, cioè fedeli seguaci di Lui.

 

– 2 –

Gesù, parlando a Nicodemo, diceva: “Bisogna nascer di nuovo per entrare nel regno di Dio”.
Cosa importa nascer di nuovo?

Nascer di nuovo importa che l’uomo, avendo perduto col peccato originale la prima vita, in Adamo (il quale sarebbe stato immortale se si fosse conservato nell’innocenza), per riconquistar la nuova vita in Gesù Cristo, non deve più vivere della sua ragione e dei suoi sensi, ma deve viver di Fede nell’adorabile volontà di Dio.

 

– 3 –

La fede è quel dono soprannaturale, che Dio infonde gratuitamente nell’anima col santo Battesimo, per cui l’anima, credendo a tutto quello che il Signore ha rivelato e c’insegna per mezzo della Santa Chiesa, si conserva sempre nella osservanza dei divini precetti, e così vive di Fede nella volontà di Dio.

 

– 4 –

Come si conosce chi possiede questa nuova vita?

Se uno tiene sempre la presenza di Dio, se piglia tutto dalle mani di Dio, se fa ogni cosa per puro amore di Dio, se ama la compagnia di Lui e porta sempre la contemplazione nell’attività, se cerca sempre di fare l’obbedienza, allora è certo di possedere questa nuova vita. Ma se non ha mai la presenza di Dio, o spesso la perde per il gusto che sente di trovarsi in mezzo alle creature; se fa le cose per piacere a se stesso o alle creature, se si trattiene sempre in compagnia del suo amor proprio, non contemplando Dio nella attività, ma pensando a se stesso e alle creature che ama o dalle quali vorrebbe essere amato, questi non vive della vita novella, portata da Gesù Cristo, e che conduce a quella eterna, ma vive della vita naturale, portata dal vecchio Adamo, la quale finisce con la morte.

Io ti auguro questa nuova vita in G.C. Con essa avrai ogni bene nel tempo e nell’eternità, e la pace del Signore sarà sempre con te.

 

– 5 –

Dandoci la luce della Fede, Dio vuole che noi crediamo sempre che Egli è ovunque realmente presente con la Sua essenza divina. Ma non si contenta di questo; per nostro maggiore aiuto in questa pratica salutare, esige che noi lo vediamo in ogni essere che lo rappresenta, cioè in ogni anima creata a Sua immagine e somiglianza, e redenta dal Suo preziosissimo Sangue, quindi in noi stessi e in tutte le creature umane.

 

– 6 –

Questa realtà, che Gesù Cristo vive in noi, è come un buon pascolo, che ci attrae ad amarlo teneramente, amandoci l’un l’altro: in questo modo la grazia allettante viene a operare anche sui nostri sensi, per ricondurli al servizio e all’amore di Dio.

 

– 7 –

Come il profano e menzognero amore (che direi meglio odio del demonio) illude e deturpa i nostri sensi, e fa della carne, del mondo e del nostro amor proprio un Dio, cui fa offrire incensi e profumi, ed immolar vittime, adorandolo; così, nel più perfetto modo, la grazia accostante e allettante, scendendo nel nostro cuore per amare il nostro Dio, il nostro Gesù, nelle creature, distrugge e annienta l’idolo della carne, e lascia vedere e amare, nelle creature, il Creatore.

 

– 8 –

Figlioli, non guardate più. Col vostro occhio materiale, le creature con le quali Dio vi fa convivere, e quelle al cui servizio vi fa dedicare, guardatele invece sempre con là occhio delle Fede.

 

– 9 –

Prima di tutto, guardate questo Dio dello amore in voi stessi.

Tratti dal fango, per la potenza delle Sue mani, Dio, con l’alito Suo, ci ha ispirato l’alito della vita, e ci ha creato, in anima vivente, a Sua immagine e somiglianza. Noi siamo dunque tante reliquie del Dio vivo, che abita in noi, e così dobbiamo apprezzarci e custodirci anche nei rapporti con noi stessi.
Guai a chi maltratta queste sante reliquie! Guai a che distrugge il sacro tempio del Dio vivente!

 

– 10 –

Nel prossimo vostro, che sotto qualunque rapporto avete motivo d’avvicinare, guardate la bella immagine del nostro Gesù! Vagheggiatela particolarmente con l’occhio della Fede, e amatela col sentimento più intimo della vostra carità, nella persona dei Suoi Poverelli.

 

– 11 –

Nelle anime pure e innocenti, potete vagheggiare l’intera bellezza dell’umanità santa di Gesù, che spandeva così la dolcezza e l’attrattiva da tirar dietro a Sé tutti i popoli, formando un incanto pei loro cuori.

 

– 12 –

Ma dove questi tesori della Sua grazia non esistono e l’anima, bruttata dal maledetto peccato, ha perduto l’appariscente bellezza dell’umanità santa di Dio, credete a me, Egli ancora vi abita, e in quell’anima è tuttavia veramente scolpita l’immagine di Gesù Cristo; se non vi è facilmente riconoscibile, questo è avvenuto per le tante lividure, per le tante contusioni, per le tante piaghe che, del Gesù di Nazareth, han formato in quell’anima il Crocefisso.

Sarà Gesù, per questo, meno caro agli occhi della vostra Fede e al sentimento della vostra carità? Non dovreste anzi raddoppiar le vostre premure verso Colui che, per voi, si è ridotto così … l’uomo del dolore, dell’abiezione, dell’obbrobrio di tutti?

 

– 13 –

Così fu ridotto, pei nostri peccati, l’amabile nostro Redentore. La Scrittura lo dice irriconoscibile: “Non erat ei aspectus!”. Così si riduci il povero peccatore, quando ha la sventura di precipitare nella più grande delle miserie: il maledetto peccato! Allora, in quell’anima avventurosa, resa oramai tanto infelice, viene a esser nuovamente crocefisso l’amato nostro Signore.

 

– 14 –

Quando, per mezzo della Fede, acquisteremo la gran sorte di amare Dio, oh! Allora ci eleveremo sopra le cose create, e i sensi nostri non potranno più cattivare la povera anima alla schiavitù del peccato; ma elevati, per questo amore divino, alla vita dello spirito, gusteremo le delizie del cielo.

 

– 15 –

Ravviviamo la nostra Fede!

Questa virtù è come un’ala, che ci farà volare sino al cielo e ci porterà a Dio.

La vita di Fede ci fa vedere Gesù nella persona dei Poveri, e ci spinge a servire, in loro, la Persona di Gesù.

 

– 16 –

Non è mai troppo ciò che si fa per venerare Gesù e la Sua parola. Io venero Gesù nella persona dei Poveri, perché credo nella divina parola, la quale mi accerta che fo a Lui ciò che faccio ai Poverelli.
Questa Fede mi fortifica e mi eleva a veder che, invisibile, si rende visibile nei Poveri… non dobbiamo noi viver la vita di Fede e di Fede viva?

 

– 17 –

La Fede è viva quando opera per mezzo della carità; al contrario è morta quando è senza le opere … Orazione, ubbidienza, spirito di mortificazione alimentano la vita di Fede nella volontà di Dio.
La Fede, resa viva dalla carità, vincerà il mondo!

 

– 18 –

sta’ lieto e lavora nel conforto della Fede, servendo Gesù Cristo, con immensa carità e amore, nei Suoi Poverelli, i quali sono tanto più poveri, quanto più sono privi della grazia di Dio, per le loro cattiverie provenienti dall’ignoranza.

Non perderti mai d’animo, e procura con ogni mezzo di aiutarli, guardando sempre in loro l’immagine del nostro buon Gesù. Se opererai in tutto con la carità, riceverai buon frutto.

 

– 19 –

La Fede fa operare miracoli. È promessa di Dio e non verrà mai meno!

Figliolo, non esitar mai in cuor tuo. Se la Fede ti manca, prega per ottenerla, e tutto andrà bene. Se essa nell’anima tua è languida, eccitala in maniera che ne ravvivi anche nel cuore il sentimento, e così, acceso del santo amor di Dio, possa gustare le delizie della santa presenza, le quali bastano, da sole, a metterti in quella santa pace che equivale al Paradiso.

 

– 20 –

Sia grande la tua Fede in Dio e la fiducia nella Sua Provvidenza. Essa non è soltanto la chiave dell’oro, ma anche la chiave degli ausili opportuni, in tutte le circostanze e in tutte le afflizioni e i pericoli.

 

– 21 –

Chi possiede il grande tesoro della Fede è padrone del mondo, e userà di tutto con la sicurezza di guadagnarsi l’eterna beatitudine non solo per sé, ma anche per tutte le anime che lo avvicinano.

 

– 22 –

Il Signore, a volte, prova la nostra Fede e il nostro fiducioso abbandono nelle Sue mani. Procuriamo di acquistare questo grande tesoro, pregando e fidando nella Sua immensa e infinita bontà, che opera sempre per il nostro meglio.

 

– 23 –

Dio vuol formare il nostro spirito a ogni prova; vuole che la nostra fiducia in Lui si moltiplichi con gli ostacoli stessi che si frappongono, a vista nostra, per impedire le opere della Sua gloria …

Tu abbi fiducia e non scoraggiarti per quegli eventi, che, volgarmente, si dicono contrari; anzi devi maggiormente contare in essi per l’incremento della tua Fede e del tuo totale abbandono nelle braccia amorose di Dio, il quale permette queste vicissitudini nella nostra vita, ma non ci abbandona mai.

 

– 24 –

Il giusto vive di Fede e la sua vita è nell’adorabile volontà di Dio. Per stare in questo posto, bisogna essere osservante in tutto, e credere che Gesù è in ogni Povero che soffre … Bisogna perciò profittare di tutto per aiutare i Poverelli, nei quali dobbiamo vedere l’immagine del nostro Gesù. Egli aiuterà e premierà la nostra Fede, consolidando e prosperando le nostre case, sulle quali la Provvidenza abbonderà, nella misura della carità da noi esercitata.

 

– 25 –

Dilata il tuo cuore e fa sempre meglio per i Poveri. Essi ti danno il mezzo fortunato di servire il buon Gesù, e questo spirito di vera Fede ti farà provare la vera estasi dell’amore, e ti infonderà quel coraggio caritatevole, che è capace di vincere ogni ostacolo, e di trovare rimedio a ogni male.

 

– 26 –

Quando ti mancano tutti gli aiuti e le umane speranze, cresci nella preghiera e nella fiducia in Dio, che non ti abbandonerà giammai; e se ti mette nelle strettezze delle più dure prove, lo fa solamente perché tu gli divenga più intimo e fidi maggiormente nel Suo aiuto.

 

– 27 –

Le cose nostre stanno nelle mani di Dio, e noi non possiamo andare avanti se il Signore non ci precede.
Qualunque sia perciò la tua posizione interna ed esterna, abbandonati nelle braccia di Gesù, vita tua, dicendogli, nel desiderio unico e ardente del tuo cuore, che vuoi esser Suo, e sarai felice per questo solo.

 

– 28 –

Lascia a Dio la cura di tutto ciò che ti è caro, per ottener la grazia che ti sia caro Lui solo; ottenendo questa grazia, otterrai anche l’altra, che sarà cara a Dio ogni cosa di cui tu hai cura.
Abbandonati poi interamente in Dio con tutte le tue miserie e freddezze. Egli, volendo, può arricchirti di tutti i Suoi doni. Tu, per quanto puoi, non cessare di pregarlo, perché ti conceda il Suo amore e la Sua Grazia.

 

– 29 –

Sta lieto e fida in Colui che ci ha redento. Egli compirà l’opera, servendosi, nella Sua arcana e sorprendente economia, di quei mezzi che a noi, più che utili, sembrerebbero dannosi. Chi di noi infatti avrebbe pensato che il Deicidio fosse l’unico mezzo per redimere l’umanità?

 

– 30 –

Sii sicuro nella Fede, perché, essendo Gesù con te, il trionfo è indubitato.

Se cresce la lotta e sembra che tutto vada in perdizione, quanto durerà fino a quando il Signore riterrà necessario di temprarti nella virtù.

Quando questo lavoro sarà compiuto, troverai a un tempo due grandi tesori: la tua perfetta unione con Dio, e il guadagno delle anime.

 

– 31 –

Svegliamoci dal sonno di morte ed entriamo nelle dolci relazioni del nostro Dio. Egli ci ha prediletto, chiamandoci a un perenne convito.

Non è noia e sofferenza servire il Signore! Gli Angeli e i Santi ne traggono la loro beatitudine nell’eternità; noi dovremmo sentirne tutta la gioia e la felicità nel tempo! Dovremmo fare a gara per servirlo e sacrificarci per Lui.

È Gesù, e non gli uomini, che si mostra a noi nei Poverelli! È Lui che si unisce a noi nella fatica e nei travagli, compiuti per amor Suo.