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60° anniversario del martirio del Beato Francesco Spoto

(Omelia di Mons. Vincenzo Manzella, Vescovo emerito di Cefalù)

Nel contesto della Festa della Sacra Famiglia di Gesù. Maria e Giuseppe, con il cuore aperto alla speranza rinvigorita dal Giubileo appena iniziato, ricordiamo il centenario della nascita del Beato Francesco Spoto ed il sessantesimo del suo martirio (Raffadali, 8 Luglio 1924 – Biringi, 27 Dicembre 1964).

Sono grato al carissimo Padre Salvatore Fiumanò e a tutta la famiglia dei Missionari Servi dei Poveri, per l’onore ed il privilegio offertomi invitandomi a presiedere questa celebrazione che mi consente di unirmi alla vostra gioia e di pregare con voi e per voi.

Saluto tutti affettuosamente e ciascuno in particolare: al P. Generale P. Helio, ai familiari del beato P. F, Spoto, a P. Sebastiano…

Gli anniversari non sono solo ricordi occasionali, sono momenti privilegiati che diventano “festa”, festa da condividere nella gioia, sono doni che suggeriscono mille ragioni per dire “grazie”, per lodare e ringraziare il Signore per tutto quello che opera nella nostra vita.

In questa Eucaristia vogliamo lodare e ringraziare il Signore per averci donato il Beato Padre Francesco Spoto. Ho avuto il privilegio di conoscerlo personalmente…. Me lo ricordo come persona distinta, semplice, umile, discreta, riservata, rispettosa, cordiale, garbata e prudente …. Certamente visse costantemente con modestia e senza grilli per la testa, anche quando, giovanissimo, a soli 35 anni, venne eletto dai confratelli Superiore Generale, nonostante non avesse mai ricoperto in Congregazione alcuna responsabilità di rilievo.

Dal giorno in cui il carissimo Padre Salvatore Fiumanò mi ha telefonato per rivolgermi l’invito a presiedere questo evento di grazia, con la mente e con il cuore, idealmente, quasi fisicamente, mi sono trasferito a Biringi nel Congo, nel distretto dell’Ituri.

Da giovane sacerdote ho avuto il privilegio di fare un’esperienza in Africa proprio nella missione del “Boccone del Povero”, accolto amabilmente dal carissimo Padre Sanfilippo Prospero di venerato memoria, e dalle suore del tempo. Ricordo Suor Eleonora, Suor Assunta, Suor Ines, Suor Armida.

Un’ esperienza elettrizzante che ancora accompagna la mia vita. Proprio lì, in quella savana, in quella foresta, dove è spirato il Beato Francesco Spoto, a soli 40 anni, dopo 16 giorni di estenuante agonia, perdonando i suoi aggressori, nella mattinata del 27 dicembre 1964, proprio li ho conosciuto nei dettagli tutta la storia della passione e morte del nostro Beato… ascoltavo Padre Sanfilippo come uno scolaretto avido di conoscere… quella storia mi conquistò… Vedere quei luoghi… fare lo stesso percorso che aveva fatto Padre Spoto, vedere la capanna dove rea stato trasportato durante la notte tra il 24 e il 25 dicembre, in una lettiga improvvisata, sentire come era stato catturato e selvaggiamente percosso da due sima con il calcio del fucile  ( i Simba : una accozzaglia di soldati … nel linguaggio locale simba equivale a leoni) …. Conoscere il proprietario della capanna, un certo Agatone, un fedele vicino alla missione, fu tutto un “mozzafiato”, che mi portò come fuori di me stesso, assorto e preso com’ero da quella storia di martirio e di santità… poi per timore dei simba , Padre Spoto fu seppellito lì stesso nella savana. Altri tre confratelli che erano con lui, ebbero salva la vita in quanto tra di loro, per non dare all’occhio, si muovevano distanziati, solo padre Spoto fu catturato … gli altri tre poterono rientrare in Italia.

Prima che Padre Spoto partisse per il Congo, si era scatenata una ideologia fondata sul materialismo ateo e anti religioso- Marxista- Leninista, che inevitabilmente andò a colpire sia le persone (sacerdoti, missionari, suore, seminaristi) sia le strutture (missioni, chiese, ospedali, ambulatori, asili) …. Una vera e propria guerra civile.

Padre Spoto era stato informato della rivolta che insanguinava il Congo e che ormai lambiva l’Ituri, cioè il distretto dove era situata la loro missione.

Non si lasciò intimorire e fu irremovibile con quanti cercavano affettuosamente dal dissuaderlo dall’ intraprendere il viaggio. Uomo di carattere e attaccato al dovere non esitò a partire, sentiva di dover raggiungere i confratelli e per loro offrì la vita…. Non si pentì mai di aver preso tale decisione.

La drammatica esperienza del martirio si è conclusa nei giorni di Natale, come già detto, il 27 dicembre del 1964.

Fatta questa premessa storica sulla passione e morte di Padre Spoto, mi piace condividere con voi una riflessione calata nel contesto liturgico del periodo natalizio. Mi fa pensare il fatto che l’indomani di Natale, la Chiesa, liturgicamente ha introdotto la festa di Santo Stefano primo martire.

Dopo averci allietato con l’annuncio della nascita del Salvatore e goduto delle dolci melodie natalizie, la liturgia ci pone di fronte al sangue versato dal primo martire. Potrebbe sembrare un accostamento fuori posto, eppure è un accostamento intenzionale. Fin dai primi secoli il Natale è stato legato alla Pasqua.

Nel bambino che nasce la comunità dei credenti è subito invitata a contemplare colui che offrirà sé stesso sulla croce e risorgerà glorioso.

Il vecchio Simeone pendendo il Bambino tra le braccia annunciò: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti …. Segno di contraddizione…” Non si è sbagliato Simeone! Di fronte a questo bambino ci saranno sempre alcuni che si schiereranno pronti a dare la vita, altri che opteranno per l’odio e la violenza, alcuni che propugneranno la verità e la giustizia e altri che sceglieranno la menzogna e il sorpruso; alcuni che si comporteranno da lupi e altri accetteranno il destino che li accomuna all‘agnello …. Solo questi ultimi lasceranno una traccia luminosa nella storia … si nasce per fare della propria vita un dono…. È questo il messaggio del Bambino di Betlemme; è questo il messaggio di Stefano che perdona i suoi uccisori, è questo il messaggio del Beato Padre Spoto che dona la vita per i suoi fratelli e perdona i suoi aggressori. 25 Natale, 26 S. Stefano 27 Beato Francesco Spoto, 28 i Santi Innocenti, 29 la Sacra Famiglia anch’ essa segnata dalla persecuzione e dal martirio, una sequenza di date.

Come Maria che custodiva tutto nel suo cuore, anche noi vogliamo custodire nel nostro cuore quanti il Signore ha messo nel nostro cammino come compagni di viaggio. In Stefano, come in Padre Spoto, è possibile vedere riprodotta la figura del maestro, è possibile ravvisare un medesimo destino: tale maestro, tale discepolo…

Certamente P. Spoto non aveva sognato il martirio ma lo accettò consapevolmente e generosamente per lo sviluppo della sua amata congregazione e per abbracciare la volontà di Dio nella consapevolezza che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani.

Condusse così a termine la sua missione con la testimonianza suprema dell’amore, il martirio: “Nessuna ha un amore più grande di questo; dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13)

 Anche oggi ci sono tanti luoghi in cui la coerenza con il Vangelo è pagata con la vita. A noi non capiterà di cadere vittime di persecuzioni violente come quelle affrontate dai primi discepoli e dai tanti cristiani di oggi…. Almeno così pensiamo …

Tuttavia c’è una persecuzione incruenta che accompagna la vita di ogni discepolo. Penso a quanti vengono derisi perché non adeguano i propri comportamenti alla “morale “corrente, penso all’impiegato onesto che non fa carriera perché rifiuta i compromessi, penso ai tanti tradimenti familiari ai tanti abbandoni, penso a chi vede vanificati i propri sforzi dall’invidia o dalla mentalità retrograda degli stessi colleghi …Attenzione chi si arrende è un perdente … chi persevererà fino alla fine si salverà. Ci affidiamo alla Sacra Famiglia perché ci dia la forza di proseguire il viaggio della vita con serenità e con fiducia.

Per intercessione della Vergine Madre, di San Giuseppe e dei Santi martiri ricordati, ti preghiamo o Signore di rendere salda la nostra famiglia perché dopo le prove della vita possiamo essere associati alla sua gloria in cielo. 

S.E.R. Mons. Vincenzo Manzella

Vescovo emerito della Diocesi di Cefalù

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